VISIONI RADICALI
narrazioni visive dell'Architettura Radicale degli anni '60 - '70

Negli anni ‘60, in contrapposizione alle tematiche del Funzionalismo, si sviluppa in Europa una vera e propria ricerca architettonica d’avanguardia che proponeva varie tematiche legate all’utopico, al fantascientifico e all’irrazionale. Germano Celant, all’inizio degli anni ‘70, è il primo ad adottare il termine di “architettura radicale” per raccogliere questi atteggiamenti in un unico fenomeno architettonico.
Molto spesso questi progetti rimanevano nella dimensione teorica ed era proprio questa l’innovazione portata avanti da questi gruppi, la volontaria demistificazione del progetto, diventato un collage di colori e immagini, uno strumento di comunicazione di pensiero più che un luogo di informazioni tecnologiche e funzionali.
La comunicazione dell’idea diventava quindi prodotto finale e per narrarla venivano utilizzati tutti gli strumenti a disposizione, sperimentando con fotografia, fumetti, modelli multimediali, luci, collage con vetro, ceramica e plastica. Quello creato dai radicali fu un mondo complesso e interdisciplinare, un’utopia scientifica che ha fatto incontrare l’architettura con il design e l’arte concettuale e ha costruito rapporti nuovi e significativi col mondo, la natura e le persone.
Quello creato dai radicali fu un mondo complesso e interdisciplinare, un’utopia scientifica che ha fatto incontrare l’architettura con il design e l’arte concettuale e ha costruito rapporti nuovi e significativi col mondo, la natura e le persone.

ISIA URBINO
MA in Communication and Design for publishing
Corso di storia dell'illustrazione e della fotografia
prof.ssa Silvana Sola, prof.ssa Lucia Miodini

Settembre 2018
VISIONI RADICALI
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